Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

IL CORONAVIRUS: UN’OPPORTUNITÀ PER PRATICARE I TRE PASSI DEL PERDONO

III parte: un metodo semplice e straordinario


di Patrizia Terreno

Ancora una volta grazie per le mail e i messaggi ricevuti in questa settimana in relazione al mio ultimo articolo sull’applicazione dei tre passi del perdono all’emergenza Coronavirus (cliccare qui per leggerne la prima parte, e qui per la seconda). In alcuni dei messaggi che mi sono stati inviati ho trovato, ripetuta in molte forme diverse, una domanda che cercherò qui di sintetizzare con parole mie:
“Al fondo della seconda parte del tuo articolo hai scritto che il metodo proposto dal Corso è semplice e straordinario. A me non sembra. Non solo il Corso è di difficile comprensione, ma i risultati raggiunti sono inferiori a quelli che tu hai descritto, nonostante abbia cercato molte volte di praticare il perdono”.

Vorrei dire qualche parola di incoraggiamento a questo proposito.
Se è vero che la comprensione del linguaggio e della teoria del Corso implica uno studio molto profondo, e presumibilmente per molti anni, è anche vero che sì, il metodo è semplice e chiaro. E’ il Corso stesso a sostenerlo in più punti. Andiamo a leggere qualche citazione in cui troviamo espresso questo concetto, cominciando da un paragrafo inizialmente rivolto in modo specifico a Helen Schucman:

Questo corso è perfettamente chiaro.
Se non lo vedi chiaramente è a causa della tua interpretazione contro di esso, e pertanto non ci credi.
E poiché ciò in cui credi determina ciò che percepisci, tu non percepisci cosa significa e quindi non lo accetti.
(T-11.VI.3:1-3)

Siamo solo nel capitolo 11, ma troviamo un concetto che diverrà il tema principale del capitolo 21: la proiezione fa la percezione (T-21.In.1:1), cioè vediamo solo ciò che vogliamo vedere, e questo determinerà le nostre esperienze. Questo significa che se non sperimentiamo la semplicità del Corso, è solo perché non la vogliamo accettare, ci difendiamo da essa, facciamo resistenza. E perché? Perché – come viene chiarito all’inizio del capitolo 24- il Corso ci insegna l’esatto contrario di tutto ciò in cui noi crediamo.

Imparare questo corso richiede che tu sia disposto a mettere in dubbio ogni valore che hai.
Neppure uno potrà essere tenuto nascosto e oscuro senza compromettere il tuo apprendimento.
Nessuna credenza è neutrale. Ciascuna ha il potere di dettare ogni decisione che prendi.
(T-24.In.2:1-4)

L’idea della semplicità del Corso viene ripetuta altrove:

La ragione per cui questo corso è semplice, è che la verità è semplice.
La complessità è dell’ego e non è altro che il tentativo dell’ego di oscurare ciò che è ovvio.
(T-15.IV.6:1-2)

Qui viene aggiunta un’idea molto interessante, e cioè che è l’ego ad essere complesso, non il Corso.  L’ego è una specie di dottor Azzeccagarbugli di manzoniana memoria, esperto solo in confusione (T-8.II.1:6), abile nel complicare le cose, incapace di dare risposte sensate (T-6.IV.2:8) e bravissimo nel non rispondere mai quando viene messo alle strette (T-4.V.4:9-10). Il problema è che quando siamo identificati con l’ego (ahimè gran parte del tempo!), non potremo che funzionare esattamente allo stesso modo: complicheremo le cose, incapaci di darci delle risposte sensate e abilissimi nel non trovare soluzioni funzionali.
Negli ultimi capitoli del Testo troviamo un’altra indicazione sulla semplicità del Corso:

Questo corso è facile proprio perché non fa compromessi.
Tuttavia sembra difficile per coloro che credono ancora che il compromesso sia possibile
(T-23.III.4:1-2)

Quale compromesso? Quello fra la mente corretta e la mente sbagliata, fra l’ego e lo Spirito Santo. Se abbiamo iniziato questo percorso vuol dire che vi abbiamo trovato qualcosa che parlava al nostro cuore. Tuttavia il rigore e la coerenza del suo messaggio ci possono essere sembrati troppo temibili e rigidi, perché tendiamo a confondere autorità con persecuzione e incompetenza, e quindi fin da subito potremmo aver cercato di adattarlo in modo che non contrastasse troppo con le nostre credenze precedenti. Magari abbiamo iniziato a fare delle eccezioni, contravvenendo quindi a una delle uniche due indicazioni fornite dal libro degli esercizi (L-pI.In.6:3). Oppure abbiamo condonato qualche emozione dell’ego (collera, attacco, paura, tristezza) che ci sembrava giustificata a causa delle situazioni “speciali” in cui ci stavamo trovando. Oppure siamo ricaduti nell’attraente lusinga che fosse il passato a determinare il presente, perché questo ci permetteva di proiettare un po’ di colpa su una qualche “ombra del passato” che non avevamo nessuna intenzione di perdonare. O magari abbiamo cominciato ad adattare gli esercizi al nostro uso e consumo, aggiungendo delle frasi “più adatte a noi” o dei timer, riformulando certe affermazioni in base alle “verità universali” desunte da altri percorsi, annullando qualche ripetizione “non necessaria”, saltando qualche lezione “che ci sembrava inutile”, inserendo qualche meditazione o altre pratiche fisiche o energetiche perché ci sembrava che in tal modo “la lezione funzionasse meglio”.
Il compromesso porta alla fluttuazione fra i due livelli di percezione- la mente sbagliata e quella corretta- e la fluttuazione di solito è sperimentata come conflitto. E’ quanto viene annunciato fin dal II capitolo del Testo:

L’investimento alternato fra i due livelli di percezione viene usualmente sperimentato come un conflitto, che può diventare molto acuto. Ma la riuscita è certa così come lo è Dio.
(T-2.III.3:9-10)

Ecco dunque qual è il problema: non la complessità del Corso, ma le nostre resistenze nel comprenderlo e nell’applicarlo, dovute al fatto che il Corso scardina le nostre convinzioni radicate nella separazione e nell’attacco. E tali resistenze ci portano alla fluttuazione.  E la fluttuazione porta all’esperienza del conflitto. E il conflitto verrà proiettato, e porterà quindi alla percezione della difficoltà e complessità del percorso.
Più avanti il Corso arriva addirittura a fare un’affermazione molto forte:

A te che sembri trovare questo corso troppo difficile da imparare,
lascia che ripeta che per raggiungere un obiettivo devi procedere nella sua direzione, non allontanarti da esso.
E ogni strada che conduce nell’altra direzione non farà avanzare verso il ritrovamento dello scopo.
Se questo fosse troppo difficile da comprendere, allora sarebbe impossibile imparare questo corso.
Ma solo in quel caso.
Perché altrimenti non è che il semplice insegnamento di ciò che è ovvio.
(T-31.IV.7:3-7)

In sostanza, se non teniamo costantemente a mente l’obiettivo del Corso- il disfacimento dell’ego- e ritorniamo nella direzione del vecchio obiettivo- il rafforzamento dell’ego attraverso la nostra continua ostinazione nel voler solo risolvere i problemi nel mondo- non importa più di tanto. Perché questo fa parte della fluttuazione ripetuta in molti, molti punti del libro: ritardiamo il viaggio di ritorno, ma non lo invalidiamo. Ma se non riusciamo a comprendere l’importanza di mantenere l’obiettivo proposto, allora il Corso non fa per noi. Ma solo in quel caso.
Questo ci riporta all’importanza di domandarci in continuazione “qual è lo scopo?” in ogni istante della nostra vita (T-24.VII.6:1-2). Questa domanda ci permette di mantenere la rotta e di risparmiare un sacco di tempo.

In sintesi: il messaggio e il metodo del Corso sono semplici, ma non è affatto facile mantenere con coerenza il suo obiettivo.  Le nostre resistenze ci fanno deviare dal percorso in continuazione, e ci fanno perdere un sacco di tempo. Questa è una frase che ho sentito ripetere da Kenneth molte volte: ”Il Corso è semplice, ma non è facile!”

E infine vorrei aggiungere un’ultima cosa. La semplicità del Corso è un punto d’arrivo, non un punto di partenza.
Il Corso non ci chiede la semplicità tipica di un principiante, una semplicità sinonimo di ingenuità, banalità, inesperienza. No. Ci chiede di raggiungere la semplicità di chi ha imparato a “togliere” invece che ad aggiungere. La semplicità di chi impara ad arrivare all’essenza delle cose, a un nucleo primario, sostanziale e ricchissimo di contenuti, che nel Corso viene definito “Espiazione”. E a questo si accede solo con tanta pratica. Solo continuando a applicare giorno dopo giorno i tre passi del perdono scopriamo che il processo- che all’inizio sembrava così scarno, limitato a poche situazioni e assolutamente inadatto a risolvere tutti i problemi della nostra vita- si rivela essere esaustivo, ricco di significati, e – come sottolinea la lezione 65- diviene la nostra sola funzione, la nostra unica necessità, la nostra sola libertà.
Come arriviamo a una semplicità così elevata?
Prima di tutto attraverso uno studio rigoroso, nel quale impariamo il discernimento, ossia una diversa impostazione della nostra mente, e con essa una diversa lettura di tutto lo scopo, il significato, il valore che diamo alle cose, alle persone e alla nostra vita in generale.  Poi impariamo il metodo conseguente a tale impostazione teorica, attraverso una serie di esercizi da praticare con lo stesso rigore e disciplina con cui abbiamo imparato la teoria. E forse ci vorranno anche molti anni per riuscire a fare nostre quelle 365 lezioni di base. Una volta “fatte” le 365 lezioni non abbiamo “finito” il Corso. Abbiamo solo appreso un metodo. Come ci spiega l’epilogo del libro degli esercizi, non siamo arrivati alla fine, ma all’inizio (L-Ep.1:1). A questo punto – dopo aver “digerito” sia la teoria che il metodo- inizieremo dunque a metterli in pratica, compiendo ogni giorno, cento volte al giorno, attraverso i mille casi della vita, la decisione di non deviare dall’obiettivo. E useremo tutte le opportunità che la vita ci offre, anche situazioni apparentemente terribili come l’emergenza Coronavirus di questi giorni, per riaffermare la nostra determinazione a vedere in modo diverso (lezione 20), anzi a decidere sopra ogni altra cosa di vedere le cose in modo diverso (lezione 28) scegliendo la visione, ossia di vedere la pace invece di ciò che i nostri occhi ci mostrano (lezioni 33-34).

Dapprima la visione verrà a te in fugaci apparizioni, ma esse saranno abbastanza da mostrarti ciò che verrà dato a te che vedi tuo fratello senza peccato. La verità è ripristinata in te grazie al tuo desiderio, così come era stata persa a causa del tuo desiderio di qualcos’altro.
(T-20.VIII.1:1-2)

Il metodo semplice e straordinario che questo Corso ci insegna - i tre passi del perdono- diverrà sempre più semplice e chiaro man mano che procediamo, e sarà la stella meravigliosa che ci guiderà nel nostro ritorno a Casa.

Torino, 31 marzo 2020