Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

Spunti 123 - 124 - 125 - 126 -127 - 128

 

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Nessuno può sfuggire alle illusioni a meno che non le guardi, perché il non guardarle è il modo per proteggerle. Non c’è bisogno di rifuggire le illusioni, perché esse non possono essere pericolose. Noi siamo pronti a guardare più da vicino il sistema di pensiero dell’ego perché insieme abbiamo la lampada che lo disperderà, e poiché tu ti rendi conto di non volerlo, devi essere pronto
(T.11.V.1:1-3)

Nei prossimi spunti cercheremo di concentrarci sull’applicazione pratica di tutta la teoria - relativa ad alcune componenti del primo passo del perdono - che abbiamo visto da inizio anno.

Il corso ribadisce costantemente la necessità di guardare i nostri pensieri, perché è proprio non guardandoli che continuiamo a proteggere il sistema di pensiero dell’ego, negando l’impatto distruttivo e autodistruttivo della sua proiezione sul mondo esterno. In questo modo passiamo il nostro tempo a cercare di risolvere i problemi esterni, non affrontando mai il problema là dove esso si trova veramente: dentro la nostra mente.

Dunque è solo attraverso l’osservazione accurata dei nostri pensieri che riusciremo a stanare i tentativi dell’ego di mantenere la sua presa su di noi.

Le prime lezioni del libro degli esercizi (in particolare la 10 e la 31) servono ad insegnarci il metodo preliminare di osservare i nostri pensieri con una modalità particolare: senza giudizio né colpa. Che cosa vuol dire questa espressione? Vuol dire che li guardiamo in modo spassionato, senza caricarli di giudizio, senza sentirci in colpa -o dare ad altri la colpa- per il fatto di pensarli. Vuol dire che ci esercitiamo a diventare osservatori di quello che avviene nella nostra mente, ossia “sognatori del sogno” invece che “eroi del sogno” (T.27.VII-VIII) . Così facendo iniziamo praticamente ad allentare la nostra identificazione con il corpo ( la nostra identità fisica, psicologica e sociale) e a prendere contatto con la nostra vera identità all’interno dell’illusione: il DM, ossia una mente che ha il potere di scegliere il contenuto che vuole pensare, le menzogne dell’ego o la correzione dello Spirito Santo.

Noi siamo pronti…. Dice il brano che abbiamo appena letto. Ma siamo veramente pronti? Vogliamo veramente mettere in discussione il sistema di pensiero dell’ego?

Essere pronto è solo il prerequisito per ottenere il risultato
(T.2.VII:2)

Cominciamo proprio da qui il nostro esercizio di guardare…… Vogliamo veramente farlo? ……. Vogliamo veramente essere consapevoli di cosa ci passa in mente, senza attribuire ad altri la colpa di quanto stiamo pensando? Vogliamo veramente diventare osservatori dei nostri processi mentali senza giudicarli? Vogliamo veramente smettere di identificarci con gli eroi del sogno, e con tutte le loro sofferenze e passioni?

Solo se guardiamo senza giudizio né colpa i nostri pensieri riusciremo a scoprirlo!

 

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La percezione ha un punto focale. E’ questo che dà coerenza a ciò che vedi. (L.pI.181.2:1-2)

Il punto focale della percezione è lo scopo che le diamo. E questo scopo dà coerenza a quanto vediamo, ossia lo rende logico e credibile.

Se scegliamo lo scopo di liberarci della colpa, allora vedremo tale colpa all’esterno di noi (nei nostri fratelli e sorelle, nel mondo esterno a noi, nel corpo con il quale ci siamo identificati) e ci sentiremo spinti ad accusarli. Non importa se queste accuse siano sensate o meno. Sembreranno tali, perché selezioneremo la percezione allo scopo di rendere credibili e coerenti le nostre proiezioni. Potremmo giungere a delle vere e proprie aberrazioni, come il brano seguente evidenzia:

Un pensiero che non perdona fa molte cose. Persegue il suo obiettivo con un’azione frenetica, distorcendo e rovesciando ciò che vede interferire col cammino che ha scelto. Il suo scopo è la distorsione, che è anche il mezzo con cui la vuole ottenere. Si fissa sui suoi tentativi furiosi di frantumare la realtà, senza tener conto di ciò che sembra contraddire il suo punto di vista
(L.pII.1.3)

Se il primo passo del perdono consiste nell’invertire la nostra proiezione, ossia nel restituire alla causa (=la mente) la sua funzione causativa, un pensiero che non perdona è molto semplicemente il meccanismo di proiezione di cui stiamo parlando da inizio anno. Potremmo allora riformulare così la frase appena letta: le nostre proiezioni perseguono l’obiettivo di proiettare la colpa fuori della mente con un’azione frenetica, distorcendo e rovesciando ciò che vedono interferire col cammino che hanno scelto…….

Questa settimana potremmo proprio concentrarci su questo, guardando le nostre proiezioni- percezioni senza giudizio né colpa, ossia senza la condanna dell’ego. Stiamo accusando qualcuno di qualcosa? Stiamo accuratamente selezionando le nostre percezioni in modo da raggiungere l’obiettivo frenetico e furioso di vedere la colpa in qualcun altro, magari accusandolo di cose che non ha fatto? Stiamo addirittura distorcendo le cose in modo che confermino le nostre supposizioni? Cerchiamo di non tenere conto di ciò che sembra contraddire il nostro punto di vista?

E soprattutto, perché lo facciamo? Riusciamo a vedere -come suggerisce il corso- che lo facciamo per liberarci del nostro atavico senso di colpa, da quel sordo malessere interiore che deriva dall’errata convinzione di esserci separati da Dio? Forse non riusciremo a collegare il nostro malessere interiore alla colpa derivata dalla “minuscola folle idea”, ma quel malessere interiore…. quel male di vivere che ci attanaglia…. quella disperazione di fondo…. forse…. riusciremo a contattarli…..

Il fine ultimo della proiezione è sempre di liberarsi della colpa
(T.13.II.1:1)

 

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Quest’anno cominciamo presto a prepararci alla gioia del Natale seguendo le indicazioni che il corso dà nella bellissima sezione dedicata appunto al Natale:

Questo Natale dai allo Spirito Santo tutto ciò che ti ferisce. Permettiti di essere completamente guarito così che ti possa unire a Lui nella guarigione, e celebriamo insieme la nostra liberazione liberando tutti con noi.
(T.15.XI.3:1-2)

E cosa significa questo, se non continuare a guardare nella nostra mente i nostri tentativi di proiettare sugli altri la nostra colpa? Questo è quanto il corso ci invita a dare allo Spirito Santo, ossia alla Voce che corregge i nostri errori dentro la nostra mente. “Tutto ciò che ci ferisce” non sono le cose che gli altri ci hanno fatto, ma l’interpretazione che ne diamo in termini di attacco. Pertanto dare le nostre sofferenze allo Spirito Santo significa guardare senza giudizio né colpa i nostri giudizi, in modo da poterli portare alla Sua Luce di correzione.

Come abbiamo già fatto la scorsa settimana, continuiamo dunque a guardare senza giudizio né colpa i nostri tentativi di accusare gli altri allo scopo di liberarci del nostro senso di colpa. Ricordiamoci che individuare lo scopo delle nostre proiezioni è la chiave per riuscire ad identificarne l’impatto sia distruttivo che – come conseguenza dei circoli viziosi attacco difesa- autodistruttivo.

Un pensiero che non perdona è quello che formula un giudizio che non darà adito a dubbi, anche se non è vero. La mente è chiusa e non sarà liberata. Il pensiero protegge la proiezione, stringendone le catene, cosicché le distorsioni sono più velate ed oscure, meno facilmente accessibili al dubbio e ulteriormente tenute lontane dalla ragione. Cosa può intervenire tra una proiezione fissa e lo scopo che essa si è scelta come l’obiettivo che voleva?
(L.pII.1:2))

Stiamo dunque formulando dei giudizi, magari per “stare dalla parte giusta”, incuranti del fatto che tali giudizi non siano veri? Stiamo chiudendo la nostra mente a interpretazioni diverse? Stiamo proteggendo le nostre proiezioni in modo che il nostro intento accusatorio venga tenuto all’oscuro e appaia sotto forma di giustizia, di onestà, di correttezza, di amorevolezza, di buon senso?

Se lo scopo è liberarci del nostro senso di colpa e noi non siamo disposti a prenderne atto, come sarà possibile mettere in dubbio la fissità della nostra proiezione? Come, se non guardando i nostri pensieri con un atteggiamento veramente spassionato, privo di giudizio e di colpa?

Tutti questi pensieri rappresentano “tutto ciò che ti ferisce”. E questa settimana vogliamo finalmente darli allo Spirito Santo, ossia guardarli senza il giudizio dell’ego, perché nella nostra mente avvenga la correzione che ci libera dai nostri tormenti interiori e che libera gli altri delle proiezione ingiuste che abbiamo fatto su di loro!

 

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Anche questa settimana continuiamo a prepararci alla gioia del Natale seguendo le indicazioni che il corso dà nella bellissima sezione dedicata appunto al Natale:

Questo Natale dai allo Spirito Santo tutto ciò che ti ferisce. Permettiti di essere completamente guarito così che ti possa unire a Lui nella guarigione, e celebriamo insieme la nostra liberazione liberando tutti con noi.
(T.15.XI.3:1-2)

E cosa significa questo, se non continuare a guardare nella nostra mente i nostri tentativi di proiettare sugli altri la nostra colpa? Questo è quanto il corso ci invita a dare allo Spirito Santo, ossia alla Voce che corregge i nostri errori dentro la nostra mente. “Tutto ciò che ci ferisce” non sono le cose che gli altri ci hanno fatto, ma l’interpretazione che ne diamo in termini di attacco. Pertanto dare le nostre sofferenze allo Spirito Santo significa guardare senza giudizio né colpa i nostri giudizi, in modo da poterli portare alla Sua Luce di correzione.

La scorsa settimana abbiamo cercato di stanare i nostri tentativi di accusare ingiustamente qualcuno che non ci aveva fatto nulla. Ma che dire delle accuse rivolte a qualcuno che - in base al giudizio del mondo - ci ha fatto qualcosa? Un amico che ha veramente tradito la nostra fiducia, un ladro che ci ha veramente rubato qualcosa, un estraneo che ha abusato in qualche modo di noi? Beh… anche in questo caso dovremmo perdonare, ossia - usando il termine così come lo usa il corso - dovremmo guardare accuratamente (ma senza giudizio né colpa) i nostri pensieri e vedere se non stiamo approfittando degli errori altrui per proiettare su di loro il nostro malessere interiore e sentirci vittime.

Ricordiamoci che nella nostra mente ci sono sempre e solo due insegnanti: l’ego - che ci consiglierà sempre di proiettare su qualcosa di esterno la colpa che proviamo per la “minuscola folle idea” (T.27.VIII.6:2) -, e lo Spirito Santo Che ci ricorda che non abbiamo commesso l’atroce misfatto di cui segretamente ci autoaccusiamo, la separazione da Dio, quindi non siamo colpevoli e non abbiamo nessuna colpa da proiettare all’esterno. Dunque possiamo essere in pace, indipendentemente da quanto gli altri ci abbiano fatto.

Il perdono riconosce che ciò che pensavi tuo fratello ti avesse fatto non è accaduto (L.pII.1.1:1)

Ciò che pensavamo che nostro fratello ci avesse fatto è toglierci la pace interiore. Ebbene…questo non è mai accaduto. Siamo stati noi a scegliere di perdere la pace interiore perché abbiamo scelto di ascoltare la voce dell’ego invece della Voce dello Spirito Santo. E la voce dell’ego ci ha consigliato di usare quanto è effettivamente accaduto per sentirci vittime.

Ricordiamoci cosa dice il corso:

Tu non sei la vittima del mondo che vedi perché sei tu che lo hai inventato (L.pI.32.1:2)

 

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Anche questa settimana continuiamo a prepararci alla gioia del Natale seguendo le indicazioni che il corso dà nella bellissima sezione dedicata appunto al Natale:

Questo Natale dai allo Spirito Santo tutto ciò che ti ferisce. Permettiti di essere completamente guarito così che ti possa unire a Lui nella guarigione, e celebriamo insieme la nostra liberazione liberando tutti con noi.
(T.15.XI.3:1-2)

Continuiamo dunque anche questa settimana a guardare i nostri pensieri d’attacco e a darli allo Spirito Santo. Ricordiamoci che “la proiezione fa la percezione”, e che quindi “quello che ci ferisce” non sono le cose che gli altri ci hanno fatto, ma l’interpretazione che ne diamo in termini di attacco. Ed è un’interpretazione che “ci ferisce” perché aumenta la colpa dentro la nostra mente. Pertanto dare le nostre sofferenze allo Spirito Santo significa guardare senza giudizio né colpa le accuse che formuliamo, in modo da poterle portare alla Sua Luce di correzione.

Nella sezione del capitolo 19 “Gli ostacoli alla pace” c’è una descrizione cruenta del meccanismo della proiezione:

I messaggeri della paura sono addestrati col terrore e tremano quando la loro padrona li chiama a servirla. Perché la paura è spietata persino con i suoi amici.
I suoi messaggeri avanzano furtivamente con aria colpevole all’affamata ricerca della colpa, perché sono tenuti al freddo ed affamati e sono stati resi molto feroci dalla loro padrona, che permette loro di banchettare solo con ciò che le restituiscono. Nessun frammento di colpa sfugge ai loro occhi affamati. E nella loro ricerca selvaggia del peccato, si scagliano su ogni cosa vivente che vedono e la portano urlando alla loro padrona perché sia divorata.
(T.19.IV.A.12:3-7)

Ed è così che, affamati ed infreddoliti perché ci sentiamo privi d’amore, e sotto la dittatura feroce dell’ego , cioè della paura che imperversa nella nostra mente, lanciamo questi messaggeri (i nostri pensieri) alla ricerca delle colpe altrui per recuperare la nostra innocenza.

Non inviare nel mondo questi messaggeri selvaggi a banchettare con esso e a predare sulla realtà
(T.19.IV.A.13:1)

Ma come faremo a non inviare questi messaggeri, questi pensieri d’odio alla ricerca delle colpe altrui, se non sappiamo nemmeno di pensarli? Come assumercene la responsabilità se non divenendo osservatori della nostra mente e della nostra devastante paura negata?

Anche questa settimana cerchiamo dunque di guardare senza giudizio né colpa i nostri tentativi di “avanzare furtivamente alla ricerca della colpa”. Stiamo cercando accuratamente di vedere l’aspetto malvagio, le colpe nascoste, le intenzioni cattive di qualcuno? Stiamo scavando furtivamente nelle motivazioni degli altri, per trovare qualche brandello di colpa da portare vittoriosamente al nostro ego, perché ci permetta di “banchettare” con esso, in modo da sentirci “pieni” e “soddisfatti”? Siamo sul piede di guerra alla ricerca del peccato degli altri, che testimonia - agli occhi dell’ego - la nostra buona fede? Siamo segretamente compiaciuti delle presunte colpe altrui, perché questo ci rende “migliori” e “più innocenti” di loro? E soprattutto, siamo consapevoli di come tali tentativi spietati nascano da una nostra profonda ed inconfessata paura?

 

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Eccoci arrivati alla vigilia di Natale. Quest’anno abbiamo cercato di seguire le indicazioni che il corso dà nella bellissima sezione dedicata appunto al Natale:

Questo Natale dai allo Spirito Santo tutto ciò che ti ferisce. Permettiti di essere completamente guarito così che ti possa unire a Lui nella guarigione, e celebriamo insieme la nostra liberazione liberando tutti con noi.
(T.15.XI.3:1-2)

Nelle scorse settimane abbiamo dunque provato a guardare i nostri pensieri d’attacco e a darli allo Spirito Santo, ricordando che “la proiezione fa la percezione”, e che quindi “quello che ci ferisce” non sono le cose che gli altri ci hanno fatto, ma l’interpretazione che ne diamo in termini di attacco. Pertanto dare le nostre sofferenze allo Spirito Santo significa guardare senza giudizio né colpa le nostre accuse, in modo da poterle portare alla Sua Luce di correzione.

E’ quello che continuiamo a fare anche in queste ultime ore, nella certezza che questo è il modo migliore per fare nascere nel nostro cuore il Bambino di Betlemme.

La mia nascita in te è il tuo risveglio alla grandezza.
Non darmi il benvenuto in una mangiatoia, ma nell’altare della santità, dove la santità dimora in pace perfetta”
(T.15.III.9:5-6)

Dunque con la profonda intenzione di pace che si sperimenta nell’altare della santità (ossia nella mente corretta) diciamo la bellissima preghiera del Natale:

Ti do allo Spirito Santo come parte di me stesso.

So che sarai liberato, a meno che io non voglia usarti per imprigionare me stesso.

Nel nome della mia libertà scelgo la tua liberazione, perché riconosco che saremo liberati insieme.

(T.15.XI.10:5-7)