Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1362 Quale spiegazione dà il Corso a proposito del non riuscire a fare un uso pratico della teoria?

 

D #1362: Cosa potrebbe bloccare qualcuno nel fare la transizione da studente a praticante in qualsiasi campo legato alla salute?  Per almeno cinque anni ho intrapreso molti studi con modalità corporea, tuttavia non ho sentito abbastanza fiducia per fare la transizione da studente a praticante.  Talvolta è difficile sapere se la propria riluttanza ad iniziare a praticare dipenda dal non essere pronto e dal non avere l’adeguata competenza di base per incominciare, oppure se sia perché c’è qualcosa maggiormente legato al proprio concetto di sé, a responsabilità, a potere, ecc. Mi chiedo se tutta questa difficoltà nel fare la transizione da studente a praticante possa in qualche modo essere legata alla scissione ontologica descritta da Un corso in miracoli. Avete una qualche idea in merito a cosa possa collegare il “quadro più grande” a tutto questo?

 

R: Molte volte questo tipo di blocco è collegato al concetto di sé guidato dalla colpa. La colpa, ovviamente, alla fine ha radici nella risposta dell’ego alla separazione da Dio: è stato un terribile peccato che merita punizione severa ed eterna, se non morte, da parte di un Dio vendicativo. Questo profondo strato di colpa nelle nostre menti motiverebbe inconsciamente la nostra vita nel mondo in modi diversi. Potremmo cercare di nascondere il nostro “peccato”, per esempio, non avendo mai successo nel mondo. In questo modo, nel nostro ragionamento, Dio ci andrebbe piano con noi qualora dovesse presentarci il conto. Ci potremmo anche sentire terribilmente indegni di successo. Siccome ci accusiamo di aver distrutto il Regno di Dio e la nostra vera Identità per ottenere la nostra esistenza personale – l’abbiamo rubata –potremmo non permetterci mai di avere successo o di essere in una posizione di potere o autorità sugli altri per paura di distruggere anche loro.

Ad un livello inconscio sapremmo di vivere qui una bugia e pertanto avremmo paura di essere smascherati; e quindi una soluzione a quel dilemma – in base a come giudicheremmo quella cosa – sarebbe di restare sullo sfondo.

Tutto questo è stato descritto come una “soluzione che mal si adatta ad un problema inesistente”. Il problema, in altre parole, non è l’incapacità di fare una transizione nel mondo. Il problema è che crediamo di essere qui a scapito di Dio e che dovremo pagare caramente per quell’atto terribile. Così faremmo meglio a fare qualcosa al riguardo. Abbiamo ascoltato la fola di peccato, colpa e paura dell’ego e alla fine abbiamo finito col credere di esistere realmente come individui e che i nostri problemi abbiano tutti a che fare col mondo, compresi i nostri corpi fisici e psicologici. “Non è vero!”, dice Gesù nel Corso. È impossibile separarci dall’infinità e pertanto non siamo giustificati nell’accusarci di peccato. Questo è il principio dell’Espiazione.

Così, come studenti di Un corso in miracoli, impariamo a vedere le nostre vite e le nostre relazioni nel mondo come un’aula scolastica in cui imparare le lezioni che disferanno le errate credenze che sono la fonte di qualsiasi cosa sembri infastidirci. Il problema è la scelta che facciamo nelle nostre menti di credere alla fola dell’ego. Pertanto lo scopo che ora diamo alle nostre vite è ricordare di ridere di tutte le espressioni della minuscola, folle idea secondo la quale avremmo potuto separarci dalla nostra Fonte (T.27.VIII.6:2). Possiamo farlo in qualsiasi ruolo, professione o carriera, a qualsiasi livello. Il contenuto scelto nelle nostre menti dirigerà tutto il nostro funzionamento.