Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1361 Una studentessa del Corso lotta per far fronte a un marito che abusa di lei.

 

D #1361: Sono sposata da un anno, e ho un marito che abusa costantemente di me sul piano verbale. Ogni più piccola cosa lo fa arrabbiare e imprecare contro di me anche di fronte agli altri. Abbiamo combattuto su questo, ma non l’ho trovato di alcuna utilità. È stato in quel periodo che ho incominciato a praticare Un corso in miracoli. Talvolta il Corso funziona e talvolta no. Ma in qualche modo sento che semplicemente non ce la faccio più. Sono piena di odio e di autocommiserazione. Non voglio perdonarlo e mi odio per questo. Non so cosa fare.

 

R: Il fatto di essere una studentessa di Un corso in miracoli non significa che tu debba stare in una relazione abusiva per praticare le tue lezioni di perdono. Questo è un errore che gli studenti fanno spesso. Mentre non è lo scopo del Corso darci consigli sul comportamento, certamente ci dà consigli – e questo è il focus del suo addestramento – sul modo di pensare che aiuterebbe a ripristinare le nostre menti al loro stato naturale di vera innocenza, perché da quello stato sapresti qual la linea di condotta più amorevole sia per te che per tuo marito. Non dovresti tormentarti per questo. Potresti restare o andartene, ma qualsiasi cosa scegliessi la faresti senza conflitto, colpa, rabbia o paura. Non è facile raggiungere quello stato, come hai scoperto nel breve lasso di tempo in cui hai lavorato con il Corso: normalmente è un processo che avviene nel corso di molti anni. Ma gli istanti santi in cui sei libera dagli investimenti egoici sono a portata di mano in qualsiasi fase del processo: “La condizione necessaria per l’istante santo non richiede che tu non abbia pensieri che non siano puri. Ma richiede invero che tu non ne abbia alcuno che vorresti tenere” (T-15.IV.9:1,2). Quell’istante senza paura o colpa allinea il tuo pensiero con la verità compassionevole che è sempre presente nella mente corretta.

È vitale che tu sia gentile con te stessa quando pratichi il perdono in maniera imperfetta, oltre che nei momenti in cui rifiuti di perdonare. Ci sono molti strati di paura nelle nostre menti che motivano la nostra resistenza e tutte le difficoltà che abbiamo con il perdono. Gesù è il nostro modello da seguire in questo: egli non ci giudica mai, poiché vede le nostre scelte egoiche solo come errori che necessitano di correzione e non come peccati che esigono punizione. Egli ci chiede di avere lo stesso atteggiamento quando siamo tentati di giudicarci per la nostra indisponibilità e per la nostra pratica imperfetta. Non c’è alcun merito nel lottare contro te stessa solo per essere spirituale o una “brava” studentessa del Corso in miracoli (T.30.I.1:7).

È anche importante comprendere che il perdono non riguarda mai l’altra persona: è unicamente in relazione al riconoscere che tuta la rabbia è una proiezione della nostra colpa; e che la reale e unica fonte della nostra infelicità e mancanza di pace è la nostra continua scelta nascosta di credere nella nostra peccaminosità, non ciò che altre persone ci fanno o non ci fanno. Ecco perché l’enfasi prevalente nel Corso è sul guardare all’interno il contenuto delle nostre menti e sul ripristinare nella nostra consapevolezza il potere che abbiamo di scegliere di seguire o gli insegnamenti dell’ego o quelli di Gesù. Questa è la funzione del miracolo: “Il miracolo stabilisce che stai facendo un sogno e il suo contenuto non è vero” (T.28.II.7:1).

Anche le domande #501 e #675 affrontano il tipo di situazione in cui ti trovi. La discussione elabora alcuni punti trattati qui, con particolare enfasi sulle trappole dell’ego che gli studenti tendono a non cogliere nei loro tentativi di fronteggiare il dolore e la rabbia delle relazioni abusive.