Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

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Non darai mai questo istante santo allo Spirito Santo a favore della tua liberazione finché non sarai disposto a darlo ai tuoi fratelli per la loro liberazione. Perché l’istante di santità è condiviso e non può essere solo tuo. Quindi, quando sei tentato di attaccare un fratello, ricorda che il suo istante di liberazione è il tuo. I miracoli sono gli istanti di liberazione che offri e che ricevi. Essi attestano la tua disponibilità ad essere liberato, e ad offrire tempo allo Spirito Santo perché lo usi a modo Suo.
(T.15.I.12)

Da qualche settimana ( cliccare qui per rileggere gli spunti) stiamo vedendo che l’istante santo non può mai essere perduto, anche se possiamo impedircene la sperimentazione. E abbiamo visto che questo impedimento si verifica quando la pace interiore viene scossa e sovrastata dalla paura di perdere quell’identità ( talvolta vittimistica e sofferente, talvolta tronfia e piena di sé) che siamo abituati a considerare il nostro vero io.
Sarà la paura dell’unione a spingerci ad attaccare nuovamente i nostri fratelli, perché l’attacco è la cifra distintiva del sistema di pensiero dell’ego, e se lo ospitiamo nella nostra mente rafforzerà all’istante la nostra credenza nella separazione e nell’identità separata, allontanandoci da quell’esperienza di pace interiore che per un attimo ci era parsa troppo minacciosa.
Questa è la ragione per cui- come dice la citazione di questa settimana- non potremo sperimentare l’istante santo se non saremo disposti a darlo ai nostri fratelli. L’esperienza interiore della nostra liberazione non può prescindere dalla nostra esperienza interiore della loro. Perdonando nella nostra mente le loro illusioni, e quindi non usandole per sentirci vittime, faremo la miracolosa esperienza dell’istante santo.
E in questo modo impareremo ad usare il tempo in modo diverso: per perdonare, invece che per proiettare la colpa. L’uso egoico del tempo verrà sostituito dal suo uso spirituale.

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Non darai mai questo istante santo allo Spirito Santo a favore della tua liberazione finché non sarai disposto a darlo ai tuoi fratelli per la loro liberazione.
(T.15.I.12:1)

Non è possibile sperimentare la liberazione dell’istante santo da soli. Questa è la ragione per cui la lezione 137 sottolinea che:

Quando sono guarito non sono guarito da solo
(L.pI.137.tit)

Di fatto proprio la credenza di essere soli – la quintessenza dell’idea di separazione- è secondo il Corso la base e l’origine del sistema di pensiero dell’ego.
Forse potremmo credere che l’istante santo promuova un’esperienza privata ed esclusiva, di cui bearci in segreto. Non è così. L’istante santo è proprio la liberazione dalla credenza nella separazione, e quindi non può non comportare la volontà di liberare in contemporanea, dentro la nostra esperienza interiore, sia noi stessi che gli altri.
A questo serve il perdono.

Lo Spirito Santo ti dà il loro istante benedetto grazie al fatto che tu lo dai. Come lo dai, Egli te lo offre. Sii disposto a dare ciò che vuoi ricevere da Lui, perché nel dare ti unisci a Lui. Nella limpidezza cristallina della liberazione che dai c’è la tua istantanea fuga dalla colpa.
(T.15.I.13:4-7)

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Tu che hai passato giorni, ore e perfino anni incatenando i tuoi fratelli al tuo ego nel tentativo di sostenerlo e di proteggerne la debolezza, non percepisci la Fonte della forza. In questo istante santo libererai dalle catene i tuoi fratelli e rifiuterai di sostenere sia la loro debolezza che la tua.
(T.15.II.5-6)

Un aspetto fondamentale dell’istante santo è che non può non essere condiviso. Il desiderarlo solo per noi stessi è una contraddizione in termini, perché l’istante santo è la negazione dell’ego, ossia dell’idea di essere soli e separati dagli altri. Volerne fare un’esperienza solitaria sarebbe un po’ come dire: “per un attimo non voglio più sperimentare la separazione, ma voglio che questa sia un’esperienza separata”.
L’istante santo è l’attimo in cui cadono i parametri di riferimento dell’ego, basati proprio sulla separazione e sulle sue 3 componenti essenziali: la colpa, che ci separa gli uni dagli altri, la credenza nell’identità fisica e psicologica di corpo, che nega il fatto di essere un’unica mente, e l’illusione di un tempo frammentato nelle componenti separate e distinte di presente, passato e futuro. Quando diamo retta all’ego percepiamo noi stessi e gli altri come dei corpi, e questo ci permette di proiettare la colpa e di darle continuità nel tempo, rendendo così l’ego apparentemente eterno.
Come sostiene la citazione iniziale, abbiamo passato anni a pensare in questo modo. E facendolo abbiamo incatenato la nostra percezione degli altri al nostro ego, proteggendone la debolezza allo scopo di rafforzarlo.
L’istante santo è l‘attimo in cui tutto questo può scomparire. Perdonando la percezione errata che abbiamo degli altri, li liberiamo dalle catene a cui li avevamo avvinti dentro la nostra mente per poter proiettare su di loro la colpa. Perdonandoli ci rifiutiamo di sostenere nella nostra mente la percezione della loro debolezza, cioè del loro ego, perché non lo renderemo reale. E in contemporanea smetteremo anche di sostenere la nostra debolezza, il nostro ego, che prima dominava imperterrito dentro la nostra mente.
Secondo il Corso, questo è il miracolo.

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Non c’è niente che puoi opporre alla realtà. Tutto ciò che deve essere perdonato sono le illusioni che hai mantenuto contro i tuoi fratelli….
Libera i tuoi fratelli dalla schiavitù delle loro illusioni perdonandoli per le illusioni che percepisci in loro. Così imparerai che sei stato perdonato, perché sei tu che hai offerto loro le illusioni. Nell’istante santo questo viene fatto per te nel tempo, per portarti la vera condizione del Cielo.
(T.16.VII.9:1-2, 5-7)

La realtà – secondo il Corso- è il fatto che tutti noi siamo un’unica Mente, Una con Dio, e in quanto tale non possiamo essere separati gli uni dagli altri. Non è certamente questa la nostra esperienza quotidiana: in questo mondo ci sperimentiamo tutti diversi, con un’ identità fisica e psicologica che ci differenzia nettamente gli uni dagli altri. Questa illusione- perché secondo il Corso di illusione si tratta- è un trucco che l’ego provoca nella nostra mente allo scopo di mantenere sé stesso ed il suo sistema di pensiero di colpa ed attacco. Infatti solo dalla percezione della differenza può scaturire l’illusione dell’attacco
. Queste sono le illusioni che manteniamo in vita ogni volta che attacchiamo i nostri fratelli.
Ma il perdono ha il potere di liberarci da queste illusioni, perché ogni volta che perdoniamo stiamo proprio mettendo in discussione l’oggettività dell’attacco ricevuto. Non perdoniamo ciò che gli altri ci hanno fatto, come se si trattasse di cose reali, ma le illusioni che percepiamo in loro e che sono invece determinate dalle nostre proiezioni.
In questo modo impareremo che anche noi siamo stati perdonati, perché non potremo non ricevere la liberazione che siamo stati disponibili a donare.
È così che avremo la possibilità di sperimentare l’unione della mente anche nel mondo di separazione dei corpi.
Questo è il grande dono che l’istante santo ha in serbo per noi: riflettere per un attimo- all’interno della dimensione di separazione- la condizione di Unione del Cielo.

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Potresti vivere per sempre nell’istante santo, cominciando da adesso e arrivando all’eternità, se non fosse per una ragione molto semplice. Non oscurare la semplicità di questo motivo, perché se lo farai sarà solo perché preferirai non riconoscerla e non lasciarla andare. La semplice ragione, in parole povere, è questa: l’istante santo è un momento in cui ricevi e dai comunicazione perfetta.
(T.15.IV.6:3-5)

Come abbiamo visto nello spunto della scorsa settimana (cliccare qui per rileggerlo), l’istante santo è l’attimo in cui scegliamo il perdono invece dell’attacco.
Il Corso ha una sua specifica definizione di cos’è il perdono, basata sull’idea metafisica che questo mondo sia puramente illusorio. Secondo il Corso dunque non perdoniamo gli altri per quello che ci hanno fatto, quanto piuttosto per quello che non ci hanno fatto, ossia per le illusorie proiezioni di colpa che abbiamo attuato su di loro, allo scopo di rafforzare l’altrettanto illusoria percezione vittimistica che abbiamo di noi stessi.

Il perdono riconosce che ciò che pensavi tuo fratello ti avesse fatto non è accaduto
(L.pII.1.1:1)

Per poterli attaccare dobbiamo obbligatoriamente vederci diversi da loro, e questa è la ragione fondamentale per cui crediamo alla menzogna che l’ego ci racconta: che siamo dei corpi che vivono in un mondo di corpi. Se siamo dei corpi siamo separati, e se siamo separati è possibile attaccarci l’un l’altro.
Ma con il perdono sfuggiamo a questa logica di separazione e di attacco. Perdonando gli altri non li vediamo più separati da noi. Gli occhi del corpo potranno ancora continuare a rimandarci l’evidenza della separazione, ma la visione della mente ci avrà insegnato a modificare la nostra percezione e a sperimentare un’unione sostanziale con loro.
Nel momento del perdono sperimenteremo quindi una comunicazione perfetta. La nostra mente sarà disposta a dare la liberazione dall’illusione e a riceverla. E saremo finalmente pronti a riconoscere e sperimentare che tutte le menti sono in comunicazione.

Questo significa, comunque, che è un momento in cui la tua mente è aperta sia a ricevere che a dare. È il riconoscimento che tutte le menti sono in comunicazione.
(T.15.IV.6:6-7)

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La relazione santa è l’espressione dell’istante santo nel vivere in questo mondo
(T.17.V.1:1)

Se perdoniamo veramente, facciamo quell’esperienza che il Corso definisce “istante santo”.
In quell’attimo scegliamo la santità invece della specialezza e quindi ci mostriamo finalmente disponibili a seguire le indicazioni dello Spirito Santo, che ci invita dolcemente al perdono, invece di quelle dell’ego, che urla rabbiosamente la sua insana litania di attacco e vendetta. Perdonare significa lasciar andare il sistema di pensiero dell’ego basato sulla separazione, sulla colpa, sulla credenza in una realtà separata, e sull’ossessionante e compulsiva ripetizione dei circoli viziosi colpa- attacco e attacco- difesa che sembrano rendere l’ego eterno nella nostra esperienza interiore.
È solo un attimo di scelta, ma in quell’attimo mettiamo in discussione l’ego nella sua interezza e al suo posto scegliamo la visione pacifica e gioiosa dello Spirito Santo che ci fa sentire uniti agli altri, invece che separati da loro.
Basta un solo istante santo perché l’intera relazione in cui tale istante si è verificato venga radicalmente e definitivamente trasformata. Da quel momento inizia un processo graduale di perdono che - istante santo dopo istante santo- ci porterà alla guarigione definitiva della relazione.
Come abbiamo visto la settimana scorsa (cliccare qui per rileggere lo spunto), in quell’istante miracoloso di perfetta comunicazione -in cui la mente è aperta sia a dare che a ricevere- tutte le menti sono in comunicazione. E in questo modo l’esperienza illusoria della separazione viene temporaneamente annullata e sperimentiamo l’unione.

Per tutta la Figliolanza si sente il canto della libertà echeggiare gioiosamente la tua scelta. Ti sei unito con molti altri nell’istante santo, ed essi si sono uniti a te.
(T.17.V.10:1-2)

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L’istante santo è il tuo invito all’amore di entrare nel tuo regno lugubre e senza gioia, e di trasformarlo in un giardino di pace e benvenuto. La risposta dell’amore è inevitabile. Arriverà perché sei venuto senza il corpo e non hai interposto alcuna barriera che interferisse con il suo lieto avvento. Nell’istante santo chiedi all’amore solo ciò che offre a tutti, nulla di meno e nulla di più.
(T.18.VIII.11:1-4)

Come abbiamo visto negli ultimi spunti (ciccare qui per rileggerli), l’istante santo è l’attimo in cui scegliamo il perdono invece dell’attacco. Sembra una cosa da poco, una scelta minore rispetto alle molte scelte grandiose ed apparentemente più importanti che ci aspettano nell’arco della giornata. Eppure in quella piccola decisione è contenuto un miracolo: la temporanea scomparsa di tutto il sistema di pensiero dell’ego, e l’affiorare alla nostra consapevolezza di quello dello Spirito Santo. La gioia e la pace profonda che improvvisamente sperimentiamo ne renderanno testimonianza.
In quell’istante il nostro regno desolato ed infelice- la mente sbagliata in cui crediamo di comandare, ma siamo di fatto tristemente succubi dell’ego- verrà istantaneamente trasformato in un giardino pieno di luce e di armonia. Sperimenteremo la gioia profonda di chi si sente finalmente libero dalle catene opprimenti dell’ego, e vedremo tutto e tutti da un contesto di pace.
In quell’istante tutti saranno benvenuti, perché non avremo più bisogno di sentirci separati dagli altri allo scopo di difendere i nostri discutibili privilegi di separazione, attacco e vittimismo. E il benvenuto che daremo loro ci permetterà si sperimentare un nuovo tipo di amore, un amore non esclusivo o speciale, privo della percezione limitante del corpo.
Il corpo non potrà più limitarci perché in quell’istante qualunque cosa faccia passerà in secondo piano: la scelta di perdonare ci permetterà di sperimentare sia noi stessi che gli altri come mente. E in questa esperienza ci sentiremo uniti agli altri, e capiremo finalmente che cos’è l’amore.

È solamente la consapevolezza del corpo che fa sembrare limitato l’amore. Perché il corpo è un limite all’amore. Il credere nell’amore limitato è stato la sua origine ed è stato fatto per limitare ciò che è illimitato.
(T.18.VIII.1:1-3)

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Prima della pausa estiva concludiamo gli spunti dedicati all’istante santo (per rileggerli cliccare qui) con una meravigliosa preghiera contenuta nel V capitolo del Testo, la cosiddetta “preghiera dell’istante santo”.
È il modo in cui il Corso ci invita a chiedere un istante santo ogni qualvolta ci sentiamo minacciati dal sistema di pensiero dell’ego, e preda delle sue lusinghe o minacce.
L’istante santo verrà sperimentato in contemporanea da noi e dagli altri, e faremo la miracolosa esperienza dell’unione anche all’interno del mondo della separazione.
Tuttavia per poterlo sperimentare dovremo volerlo sopra ogni altra cosa, esercitando la nostra piccola disponibilità.
E questo si riferisce sia a noi che agli altri.

Desidero questo istante santo per me stesso, affinché possa condividerlo con mio fratello che amo. Non è possibile che io possa averlo senza di lui o lui senza di me. Tuttavia è del tutto possibile per noi condividerlo adesso. E così scelgo questo istante come quello da offrire allo Spirito Santo affinché la Sua benedizione possa discendere su di noi e mantenerci entrambi in pace.
(T.18.V.7:3-6)