Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1359 (II) Dovrei aiutare gli altri ad affrontare il proprio dolore, tuttavia prendo medicine che mi aiutano ad affrontare il mio.

 

D #1359 (II): Mio marito è morto un anno fa, all’età di 59 anni, a causa della demenza di Pick. Sto scegliendo di diventare una reclusa perché il mio ego dice che sono al sicuro in questa casa e che la miglior cosa che adesso posso fare per me stessa è studiare il Corso.  Eppure ho appena completato la formazione come volontaria in casa di cura per malati terminali perché pensavo di avere capacità e amore, e ora c’è bisogno di perdono per aiutare i pazienti terminali. Oh, la colpa dell’ego per dover prendere medicine allo scopo di aumentare la serotonina che regola le mie emozioni, quando dovrei essere in grado di regolare il mio stesso cervello!

 

R: In merito alla perdita di tuo marito è assolutamente normale sentirsi isolati nel proprio dolore. Ma probabilmente hai aiutato te stessa ad andare avanti partecipando al programma di formazione nella casa di cura. Stai certa che non c’è alcun conflitto nel lavorare in quel campo mentre stai studiando questo corso. Le tue attività nella casa di cura (forma) possono essere viste come l’aula scolastica nella quale puoi imparare che condividi gli stessi interessi dei tuoi “pazienti” e che non sei separata nonostante l’apparenza di separazione (contenuto). Le nostre relazioni con gli altri sono i mezzi che Gesù usa per aiutarci ad apprendere le nostre lezioni di perdono. Così, se vediamo che questo è lo scopo (contenuto) di tutto ciò che facciamo, possiamo diventare studenti felici indipendentemente da ciò che facciamo (forma).

Questo stesso approccio dolce può essere applicato al tuo bisogno di medicine. Gesù stesso ci dice che non è sbagliato o “non spirituale” usare medicinali o altre forme di magie: di fatto è la cosa saggia da fare, anziché farci del male negando i nostri bisogni corporei/psicologici o giudicandoci perché abbiamo quei bisogni (T.2.IV.3,4,5). Quando ci giudichiamo stiamo semplicemente confermando la valutazione che l’ego ha di noi come peccatori colpevoli e meritevoli di punizione. Gesù ci conforterebbe soltanto, vedendo la nostra paura e il nostro desiderio che ci venga detto che non abbiamo fatto la cosa terribile di cui ci accusiamo: separarci da Dio e distruggere l’Amore. Egli ci aiuta pertanto ad imparare che i giudizi non sono mai giustificati. Rimaniamo come Dio ci ha creato. Nulla ha mai cambiato ciò, né mai lo cambierà. Stiamo semplicemente sognando di averlo cambiato. La buona notizia è che noi siamo “a casa in Dio, sognando di essere in esilio” (T.10.I.2:1).