Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1340 Potete chiarire la sezione: “Le illusioni di bisogni”?

 

D #1340: Apprezzerei il vostro aiuto per comprendere la sezione: “Le illusioni di bisogni”, nel capitolo 1 del testo (T.1.VI) di Un corso in miracoli. I “livelli” o “ordine di bisogni” fanno riferimento alla gerarchia dei bisogni di Maslow? Cosa significa correggere errori dal “basso in alto” (T.1.VI.3)? La mia sensazione è che non si dovrebbero negare i propri evidenti bisogni mentre ci percepiamo ancora come corpi nel mondo. Sono sulla strada giusta se penso che se mi precipito “là fuori” per far sì che i bisogni che percepisco siano soddisfatti, il peggio che mi potrebbe accadere è finire in un altro angolo della mia “aula scolastica di perdono”?

 

R: Prima di tutto, sì, “livelli” o “ordine di bisogni” si riferisce indirettamente alla nozione di gerarchia di bisogni, un concetto molto discusso nei circoli di psicologia negli anni sessanta.

In questa importante sezione, “L’illusione dei bisogni” (T.1.VI), Gesù ci aiuta ad incominciare il processo di renderci conto che ciò che ha bisogno di correzione nelle nostre vite non è ciò che percepiamo ci manchi – una relazione, denaro, salute, ecc. – ma la nostra falsa credenza, che egli definisce come il nostro senso di separazione da Dio: “Il senso di separazione da Dio è la sola mancanza che hai realmente bisogno di correggere. Questo senso di separazione non sarebbe mai sorto se non avessi mai distorto la tua percezione della verità e non avessi così percepito delle mancanze in te stesso” (T.1.VI.2:1,2). Qui è dove entra il miracolo o perdono. Poiché è il miracolo o perdono che disfa le nostre distorte percezioni di noi stessi.

Come osservi, non dovremmo negare i nostri bisogni corporei mentre ci percepiamo ancora come corpi che vivono nello spazio e nel tempo. Negare i nostri bisogni non ci farebbe affatto avanzare spiritualmente e, come spesso avviene, tenderebbe a peggiorare le cose.

Concederci di veder soddisfatti i nostri bisogni non è certo peccaminoso o sbagliato, e non dovremmo giudicarci per essere andati in quella direzione. Semplicemente ritarda il processo di guarigione che ci conduce ad uno stato di pace. Quando diventiamo consapevoli di ciò che abbiamo fatto siamo semplicemente, come affermi, in un altro angolo della nostra aula scolastica di perdono. Così, siccome la nostra esperienza è esterna – ossia corporea – è lì che la correzione deve essere applicata. Noi crediamo che il perdono debba essere espresso da un corpo ad un altro, “dal basso in alto”. Solo più avanti nel nostro apprendimento comprendiamo che la correzione e l’errore avvengono solo al livello della mente. Il mondo di tempo e spazio, di corpi, vita e morte, è semplicemente un’ombrosa proiezione del sistema di pensiero dell’ego. Chiedere l’aiuto di Gesù ci porta la consapevolezza della funzione causativa della mente. Allora siamo in grado di disfare il pensiero (o la credenza) che costituisce il problema, sostituendo la separazione con l’Espiazione, l’attacco con il perdono, l’ego con Dio.