Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

FORGIVENESS AND JESUS - Il processo del perdono: i tre passi

“Il processo del perdono: i tre passi”

Dal libro Forgiveness and Jesus: the meeting place of A Course in Miracles and Christianity, di Kenneth Wapnick, Capitolo 2: The meaning of Forgiveness [Il significato del perdono] pagg. 59-66.

 

Il processo del perdono consiste essenzialmente in tre passi che ci conducono indietro dal nostro ego a Dio.

1) Il primo implica il riconoscere che ciò che abbiamo attaccato e contro cui abbiamo giudicato in un altro è di fatto ciò che abbiamo condannato in noi stessi. Questo è il primo passo nel capovolgimento del processo di proiezione e nel disfacimento dei suoi effetti. Fintanto che sosteniamo che il problema non è in noi, ma in qualcun altro, la nostra attenzione sarà stata deviata con successo dalla fonte del problema. L'ego fissa la nostra attenzione lontano dalla colpa e, convincendoci che essa non è dentro di noi, dedichiamo la nostra attenzione a correggere il problema dove non è. Tutta la proiezione ha questo come proprio scopo: essere una distrazione o una cortina fumogena cosicché noi non si possa mai guardare all'interno, dove il problema è in realtà. Così il Corso afferma la massima dell'ego: “Cerca e non trovare” (testo, pag. 243; T-12.IV.1:4).

Se pensiamo ai chicchi di caffè nel barattolo della relazione speciale come ciò che rappresenta il credere nella nostra condizione di peccato o colpa, l’obiettivo dell'ego è di evitare continuamente che ci accostiamo ad essi. O ci troviamo di fronte, come abbiamo visto, al terrore dell'oblio e del nulla, oppure allo spettro spaventoso di un Dio vendicativo in attesa di annientarci. Così, negando la colpa, speriamo di sfuggire magicamente all'ansia che essa genera. Ciò che l'ego non rivela, naturalmente, è che al di là della colpa c'è il Dio Che è sempre con noi e la cui Presenza amorevole dissolve il mondo pieno di paura dell'ego che è basato sulla separazione da Lui. Questo Amore è la prova che le premesse dell'ego sono sbagliate.

L'ego pertanto cerca sempre di impedirci di accostarci alla nostra colpa, ed offre molte seduzioni, sia in forme positive che negative, per distrarci così da non avvicinarci troppo ad essa. Seguendo la guida dell'ego, noi cerchiamo continuamente dei coperchi per il barattolo, e queste ricerche costituiscono i vari problemi e coinvolgimenti della vita – sia piccoli che grandi – che servono ad evitarci il problema fondamentale della vita di disfare la separazione e ritornare a Dio. Il Corso elabora dettagliatamente questo stratagemma dell'ego:

Tutti a questo mondo sembrano avere dei particolari problemi personali. Eppure sono tutti la stessa cosa, e dovranno essere riconosciuti come uno solo, se si vuole accettare la sola soluzione che li risolve tutti. Chi può vedere che un problema è stato risolto se pensa che il problema sia qualcos’altro? … Questa è la situazione in cui ora ti trovi. … La tentazione di considerare i problemi come molteplici è la tentazione di mantenere irrisolto il problema della separazione. Il mondo sembra presentarti un vasto numero di problemi, ognuno dei quali richiede una risposta diversa. [Tuttavia] tutta questa complessità non è che un disperato tentativo di non riconoscere il problema, e quindi di non permettere che sia risolto (Libro degli esercizi, p. 143; L-pl.79.2:1-3; 3:1; 4:1-2; 6:1).

Come un aspetto importante dei tentativi di distrazione dell'ego è il passato, così un elemento essenziale nel perdono deve essere lasciare andare il passato: per perdonare e dimenticare. L'ego resta tenacemente attaccato agli errori del passato, utilizzandoli contro la persona attaccata, affermando: “Non ti permetterò mai di dimenticare quello che mi hai fatto. Possa il tuo peccato rimanere per sempre davanti ai tuoi occhi come testimone che ti incrimini per la tua colpa”.

Vedendo solo i peccati del passato, l'ego ignora la realtà attuale della persona dove Dio si manifesta. È impossibile perdonare e non dimenticare. Proprio come luce e oscurità non possono coesistere, allo stesso modo non lo possono neppure il perdono e la colpa. Perché il perdono sia reale, deve essere dimenticato il passato dell'altro. Indipendentemente dalle apparenti giustificazioni per esso, restare attaccati a ciò che è accaduto può essere solo una difesa contro la pace e l'amore che sta accadendo ora, ma deve rimanere nascosto nelle ombre oscure del passato.

Il primo passo, quindi, mette in dubbio la realtà della cortina fumogena cosicché noi ci si possa accorgere che il problema non è da un’altra parte. La colpa è nostra. Riconosciamo che non è l'altro che deve essere cambiato, ma noi stessi. In questo passo diciamo: “Il problema che vedo è un problema che ho costruito io. Non ha alcuna realtà al di là del mio credere in esso. È la mia interpretazione che ha causato la perdita della mia pace, e quindi è la mia interpretazione che deve essere cambiata”.

Sebbene questo passo non risolva il problema della nostra colpa, ci conduce quantomeno più vicino alla sua soluzione. Sostenendo che il problema è all'esterno, e così anche la sua soluzione, stiamo soddisfacendo lo scopo dell'ego di tenere lontano il problema dalla Risposta di Dio, lo Spirito Santo che Egli ha posto nella nostra mente per correggere il pensiero errato della separazione. Ritirando la nostra credenza nella proiezione, abbiamo fatto il primo passo verso il permettere a Dio di parlarci dall'interno, dove Lui si trova. Talvolta vediamo questo processo al lavoro nei sogni, come nell'esempio seguente, in cui un sogno dell'ego ha mascherato il messaggio dello Spirito Santo:

Un uomo sognò di essere tornato all'università, a seguire un corso che molto probabilmente non sarebbe riuscito a superare. Il sogno terminava con una donna anziana e austera che lo informava del fatto che era troppo indietro nel lavoro. Non c'era altra possibilità che essere bocciato. Il sogno non offriva alcuna soluzione, e l'uomo si svegliò paralizzato dalla paura. Gli venne suggerito che forse c'era un modo per uscire dal problema del sogno: di fatto avrebbe potuto esserci un altro sogno dietro a questo, che gli avrebbe potuto presentare una soluzione. Nonostante la paura e la schiacciante sensazione di fallimento, dedicò qualche pensiero a questa idea e incominciò a meditare, cercando di mettere da parte il modo in cui il suo ego guardava alla situazione. Dopo un po', cadde in uno stato di dormiveglia in cui sognò una seconda donna, più gentile e comprensiva della prima, che gli presentò una strada praticabile in cui avrebbe potuto soddisfare le esigenze del corso e procedere nel completare la sua istruzione. Ritirando il suo investimento nel sogno dell'ego si aprì alla possibilità di ricevere quello dello Spirito Santo. Questa volta si risvegliò sentendosi in pace e nuovamente sicuro di sé.

Un altro esempio dell'uso che l’ego fa della distrazione riguardava un uomo che era sul punto di entrare nello studio del suo analista. Per ragioni delle quali era completamente inconsapevole, si tolse le scarpe. Siccome i piedi vengono spesso visti, nella psicanalisi, come importanti simboli sessuali, lui ed il suo analista trascorsero un sacco di tempo nel tentativo di comprendere il significato della sua azione. Nessuna spiegazione sembrava fornire una giustificazione e non fu che molto tempo dopo che l'analista si rese conto che il suo paziente aveva inconscia mento provocato questo incidente delle scarpe per distrarre la loro attenzione da un problema che era riluttante a discutere.

Questo primo passo ha dunque l’onere di portare il problema alla risposta. È il riconoscere che la rabbia che proiettiamo è una decisione che abbiamo preso per evitare la nostra colpa vedendola in qualcun altro, ed è ora una decisione che vogliamo cambiare.

2) Il secondo passo comporta la nostra comprensione che anche la colpa rappresenta una decisione, ed è una decisione che ora può essere cambiata. Il cambiamento non è qualcosa che possiamo fare da soli, ma deve essere qualcosa che vogliamo. Questa può essere una nostra scelta.

La nostra colpa non è un dono che Dio ci fa. Viene da una credenza sbagliata in merito a chi siamo e a Chi è il nostro Creatore. La sua correzione è il passo chiave nella nostra guarigione, e in ultima analisi si basa sul modo in cui noi facciamo esperienza di Dio nella nostra relazione con Lui. La colpa, come abbiamo visto, non può essere separata dalla credenza che ci sia qualcosa di intrinsecamente sbagliato in noi e che non ci si meriti altro che punizione a causa della nostra natura riprovevole. Da questa costellazione di peccato, colpa, e paura è psicologicamente impossibile fare esperienza di Dio come di un Padre amorevole e che perdona/indulgente. Non c'è modo in cui noi si possa restare fedeli a questo modo egoico di vedere noi stessi e allo stesso tempo essere certi dell’amorevole Presenza di Dio in noi. L'amore deve attendere dietro ai veli della colpa e dell'odio, esattamente come non è possibile fare esperienza della pace dove ci sono paura e conflitto.

In questo secondo passo, dobbiamo iniziare a guardare a questa relazione in modo diverso. L'esaminare le premesse che sottendono il sistema di pensiero dell'ego ci consente di vedere come esse siano impossibili se Dio è veramente un Dio d'Amore. Non si possono mantenere premesse che si escludono a vicenda senza conflitto perenne. Se crediamo che la nostra identità sia l'ego, dobbiamo anche credere che Dio non sia Amore, poiché Egli deve punirci per il nostro attacco su di Lui. Amore e perdono non hanno alcun posto nel mondo dell’ego.

Il sistema dell'ego è pesantemente assicurato da questa credenza nell’ira di Dio che può scendere sulle nostre teste colpevoli in qualsiasi momento. Di fatto, l'idea che Dio non ci condanni e ci ami di un amore eterno, è l'idea più minacciosa di tutte per l'ego. Credere che un Dio d'Amore possa mutarsi in un Dio di odio e quindi di paura, significa attribuirGli l'utilizzo che l'ego fa della proiezione e dell'attacco. Questa folle idea costituisce la terza legge del caos, che nel Corso viene descritta in questo modo:

Dio... deve accettare la credenza di Suo Figlio riguardo a ciò che è, e odiarlo per questo. Osserva come la paura di Dio venga rinforzata da questo … Adesso diventa impossibile rivolgersi a Lui per essere aiutati nella sofferenza. Poiché adesso Egli è diventato il “nemico” Che l'ha causata, al Quale è inutile fare appello. … L'espiazione diventa così un mito, e la vendetta, non il perdono, è la Volontà di Dio (Testo, pag. 521; T-23.II.6:6; 7:1-3; 8:2).

Dio, tramite il Suo Spirito Santo, scende per raggiungerci nel nostro mondo, ma nel processo non adotta affatto le nostre folli premesse. Così, il sistema di pensiero dell'ego esige che Dio sia questo Padre vendicativo e folle, e non può mai perdonarLo perché non lo è : “[Coloro che sono coinvolti nelle relazioni speciali] odiano il richiamo che li sveglierà, e maledicono Dio perché non ha trasformato il loro sogno in realtà. (Testo, pag. 538; T.24.III.7:5). Pertanto non è il perdono da Dio ciò di cui abbiamo bisogno, ma il nostro a Lui. Dobbiamo perdonarLo perché non cerca di punirci per i nostri peccati contro di Lui. Se Dio fosse davvero un Padre punitivo, le premesse del nostro ego sarebbero vere, ed il suo sistema di pensiero sarebbe validato. Il fatto che Egli non lo sia mina completamente l'ego, ed è per questo che il nostro ego non può mai perdonarLo. La credenza dell'ego nella colpa è soppiantata dalla realtà dell'Amore di Dio, e non avrà alcuna parte di tale Amore se può farne a meno. Il Corso afferma che noi dobbiamo “perdonare [nostro] Padre, non è stata la sua Volontà che [noi] fossimo crocifissi (Testo, pag. 539; T.24.III.8:13). I nostri ego devono perdonare Dio perché ci ama anziché cercare vendicativamente di punirci.

Wagner, il compositore del 19° secolo, ci ha fornito un potente ritratto della difficoltà dell'ego con la misericordia di Dio. Nell'ultima opera di Wagner, il Parsifal, la peccatrice-penitente Kundry descrive la sua odissea infernale che ebbe inizio con una vita di immoralità sessuale al tempo di Gesù. In piedi sotto la sua croce, guardò verso l'alto, lo schernì con disprezzo davanti al suo tormento, e rise. Gesù guardò in basso su di lei in modo misericordioso e i suoi occhi di perdono risplendettero sulla colpa di lei, ma la donna, incapace di accettarlo, andò su tutte le furie. Il risultato fu che essa vagò di era in era, costretta a ripetere senza fine la sua vita di peccato, e al tempo stesso desiderando ardentemente il pentimento che infine arriva tramite Parsifal, la simbolo di Cristo che non si fa tentare dalla sua seduzione e vede, oltre il di lei ego, ciò che è realmente.

Così questo secondo passo mette in discussione la nostra decisione di essere colpevoli, ora che è stata portata alla nostra consapevolezza. Ora decidiamo di abbandonare il nostro investimento nell'ego come nostro sé e nostro creatore, scegliendo di identificarci invece con il nostro vero Sé, sapendo che Dio è il nostro Padre amorevole. Qui diciamo: “Ho scelto in modo sbagliato riguardo a me stesso, e ora desidero scegliere di nuovo. Questa volta scelgo con lo Spirito Santo, e lascio che sia Lui a prendere per me la decisione di non colpevolezza”.

3) Questo apre la strada al terzo passo, che è il lavoro dello Spirito Santo. Se noi fossimo in grado di disfare la nostra colpa da soli, in primo luogo non avremmo avuto bisogno della salvezza. È proprio perché siamo così invischiati col nostro ego che lo Spirito Santo entra nel nostro mondo di paura e di colpa. È uno stratagemma particolarmente allettante dell'ego il convincerci che noi siamo in grado di disfare la nostra colpa da soli, senza l'aiuto di Dio. Il Corso esorta:

Prepari la tua mente per esso [il disfacimento della nostra colpa tramite l'istante santo] soltanto fino al punto di riconoscere che lo vuoi sopra ogni altra cosa. Non è necessario che tu faccia di più: invero è necessario che tu ti renda conto che non puoi fare di più. Non tentare di dare allo Spirito Santo quello che non chiede o aggiungerai l'ego a Lui e confonderai i due (Testo, pag. 405; T-18.IV.1:4-6).

Lo Spirito Santo chiede solo la nostra piccola disponibilità, così che Lui possa unirla al potere illimitato della Volontà di Dio.

Non assumere la Sua funzione per Lui. Dagli solo ciò che chiede cosicché tu possa imparare quanto sia piccola la tua parte e quanto grande la Sua. ... Non tentare mai di guardare oltre la tua colpa prima di chiedere l'aiuto dello Spirito Santo. Questa è la Sua funzione. La tua parte è solo di offrirGli un po’ di disponibilità per permetterGli di eliminare tutta la paura e l'odio e per essere perdonato (Testo, pagg. 407-408; T-18.IV.6:7-8; T-18.V.2:3-5).

Così, i primi due passi del perdono rappresentano la nostra decisione di lasciare che lo Spirito Santo faccia il Suo lavoro di guarigione in noi. Il terzo passo è Suo. C'è una preghiera che il Corso ci esorta ad utilizzare ogniqualvolta non siamo gioiosi, e contiene al suo interno i tre passi che stiamo descrivendo:

 

Devo aver deciso erroneamente, perché non sono in pace.

Ho preso io stesso la decisione, ma posso anche decidere diversamente.

Voglio decidere diversamente perché voglio essere in pace.

Non mi sento in colpa perché lo Spirito Santo disferà tutte le conseguenze della mia decisione sbagliata se glieLo permetterò.

Scelgo di permetterGlielo, lasciandoLo decidere in favore di Dio per me.

(testo, pagg. 106-107; T-5.VII.6:7-11)

 

La nostra unica responsabilità è quella di decidere che è la Sua vita che vogliamo e non quella dell'ego, perché lo Spirito Santo può portare via la nostra colpa solo quando noi abbiamo ritirato il nostro investimento in essa. Ecco perché il Corso afferma che “L’unica responsabilità di colui che opera il miracolo è accettare l’Espiazione per se stesso”. (testo, pag. 39; T-2.V.5-1), intendendo con ciò l’accettazione dell'irrealtà della nostra colpa attraverso il perdono.

Riassumendo, quindi, la decisione in favore di Dio è la decisione di guardare le nostre relazioni speciali, di perdonare anziché condannare, e di vedere che non ci è stato fatto nulla perché siamo noi, di fatto, che lo abbiamo fatto a noi stessi. “Il segreto della salvezza non è che questo: tu stai facendo questo a te stesso” (testo, pag. 623; T-27.VIII.10:1). Ci rendiamo conto che non siamo le vittime del mondo che vediamo (Libro degli esercizi, pag. 50; L-pI.31), ma piuttosto di noi stessi, e ora possiamo guardare ciò in modo diverso. Il primo passo perdona gli altri; il secondo perdona noi stessi. Così il nostro investimento nella rabbia e nella colpa viene disfatto e sostituito dall'Amore di Dio, il passo finale della nostra guarigione. Come viene riassunto nel Corso:

Tu non sei intrappolato nel mondo che vedi, poiché se ne può cambiare la causa. Questo cambiamento richiede che la causa venga prima identificata e poi [secondo] lasciata andare, in modo che [terzo] possa essere sostituita. I primi due passi di questo procedimento richiedono la tua collaborazione. Quello finale no. (Libro degli esercizi, pag 36; L-pI.23.5:1-4).