Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1291 Imparo insegnando, ma imparo da ciò che insegnano gli altri?

 

D #1291: Un Corso in miracoli afferma: “Come imparerai così insegnerai” (T.5.IV.6:4; T.6.I.6:1), ma gli altri imparano ciò che insegni o imparano solo ciò che essi insegnano?

 

R: Sembra una domanda piuttosto semplice che richiede una risposta semplice ma non lo è, perché l’approccio del Corso all’insegnamento e all’apprendimento differisce significativamente da quello del mondo, che si basa sulla premessa che gli interessi di chiunque sono separati da quelli di chiunque altro. Questo è l’errore che Gesù cerca di correggere in tutto il Corso. In questo contesto, l’idea “come insegni così imparerai” fluisce dal principio generale del Corso che dare e ricevere sono la stessa cosa, la correzione dell’inganno dell’ego secondo cui ciò che dai a un altro lo perdi e che tu puoi influenzare un altro senza influenzare te stesso (vedi L.pI.108.1,2,3,4,5,6,7; L.pI.126, L.pI.187). L’enfasi che il mondo ha sulla forma a spese del contenuto è ciò che sostiene questo approccio dell’ego.

La discussione che maggiormente si concentra su questa tematica si trova nell’Introduzione al manuale per gli insegnanti. La citiamo solo in parte, ma l’intera Introduzione è rilevante.

“Il ruolo dell’insegnamento e dell’apprendimento, nel modo di pensare del mondo, è di fatto rovesciato. Il rovesciamento ne è un aspetto tipico. Sembra che insegnante e studente siano separati, con l’insegnante che dà qualcosa allo studente piuttosto che a se stesso. Inoltre, l’atto di insegnare è considerato un’attività speciale nella quale si impegna soltanto una parte relativamente piccola del proprio tempo. Il Corso, d’altro canto, sottolinea che insegnare è imparare, cosicché insegnante e studente sono la stessa cosa. Esso sottolinea anche che l’insegnamento è un processo costante: procede in ogni momento del giorno e continua persino nei pensieri del sonno.

Insegnare è dimostrare. Ci sono solo due sistemi di pensiero, e tu dimostri in ogni momento di credere che sia vero l’uno o l’altro. Gli altri imparano dalla tua dimostrazione, e anche tu. … Non puoi dare a qualcun altro, ma solo a te stesso, ed impari ciò attraverso l’insegnamento. … L’insegnamento non fa che rinforzare ciò che credi riguardo a te stesso. … il sé che pensi sia reale è ciò che insegni” (M.in.1; 2:1,2,3,6; 3:7,10).

Generalmente equipariamo l’insegnamento alla forma. Così, per esempio, posso dire che per professione sono un insegnante e che insegno argomenti nei quali ho esperienza, il che potrebbe includere Un corso in miracoli. Questo implica che ho ciò che ai miei studenti manca e che glielo fornirò. Mentre questa analisi è corretta al livello di forma, dobbiamo ricordare che questo è un corso sul contenuto e tale concetto è così espresso nel testo: “Questo è un corso sulla causa e non sull’effetto” (T.21.VII.7:8).  L’effetto è la forma, o il comportamento e ha a che fare solo con i corpi ed il mondo, mentre la causa è nella mente e riflette o il contenuto dell’ego – colpa, separazione, paura e odio – o quello dello Spirito Santo – perdono, pace e guarigione. Il Corso, pertanto, pone la propria enfasi solo sul contenuto e così l’insegnamento, secondo il manuale, non ha nulla a che fare con il comportamento o la forma.

Al livello della forma (*) il mio vero interesse come insegnante è identico al tuo interesse come studente, ossia imparare che il sistema di pensiero dello Spirito Santo è vero e quello dell’ego è falso. Pertanto siamo la stessa cosa nel contenuto – ciò che insegno lo imparo; ciò che tu impari, lo insegni. Insegnanti e studenti allo stesso modo condividono i sistemi di pensiero dell’ego e dello Spirito Santo e il potere di scegliere tra di essi. Di nuovo, non è il mio dimostrare di avere esperienza in un particolare argomento che importa, ma la dimostrazione che o è vero il sistema di pensiero dell’ego o quello dello Spirito Santo. Io insegno la separazione dell’ego attraverso la mia relazione speciale con te, mentre insegno l’Espiazione dello Spirito Santo trascendendo la specialezza, scegliendo di vedere i nostri interessi come condivisi.

Il tuo “apprendimento” rinforza la decisione che hai preso in favore del sistema di pensiero di separazione o di Espiazione. Per esempio la tua relazione speciale con me – indipendentemente dalla sua forma – riflette che credi che la separazione sia reale e che i tuoi bisogni debbano essere soddisfatti a mie spese. Se parto da quello stesso punto di vista la mia interazione ti dirà che hai fatto la scelta giusta. Siccome gli ego sono attacco e io mi sono identificato col mio ego, ti attaccherò. Così offro il dono dell’ego rinforzando il suo messaggio secondo cui tu sei una vittima innocente e tu, ovviamente, reciprochi. E così continuiamo la nostra danza di morte: la mia decisione in favore dell’ego rinforza la tua, che rafforza la mia decisione che in cambio rafforza la tua: ed entrambi perdiamo.

Tuttavia, quando sono nella mente corretta e non sono sulla difensiva, e percepisco i nostri interessi condivisi, il mio essere nella mente corretta ti invita a scegliere la pace come ho fatto io. La pace che sperimenti venire attraverso di me ora è tua, se così scegli. Ma se sei nella mente corretta e io non lo sono, e io ti attacco come oggetto della mia specialezza, il tuo non giudicare ed essere senza difese mi insegna, anche se io posso essere nel ruolo di insegnante. Il tuo non essere contrariato dimostra che il mio attacco non ha avuto alcun effetto e così mi ricordi che ho un’altra scelta.

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(*) N.d.t.: Il significato della frase è che nonostante la forma, dove io sono l’insegnante e tu sei lo studente, il mio VERO interesse è tuttavia lo stesso del tuo VERO interesse come studente. Vale a dire che, nonostante le forme differenti, abbiamo ancora lo stesso scopo.