Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1258 Temo che la mia mancanza di fede stia creando la mia mancanza di benessere.

 

D #1258: Mi trovo continuamente di fronte alla mia mancanza di fede in Gesù, Dio/Potere Superiore per creare effettivamente un cambiamento della mia mente. Voglio disperatamente credere di poter avere gioia e pace mentre vivo in questo mondo, in questa vita, ma essa mi sfugge continuamente. E allora temo che sia la mia mancanza di fede a crearmi mancanza di benessere (per es. fisico e finanziario) in molte aree della mia vita. La mancanza di “evidenza” di benessere nella mia esperienza rende impossibile per me conservare la fede. Sembra che la piccola disponibilità necessaria per un cambiamento di percezione non sia in realtà sufficiente a creare il miracolo per me. Trascorro tantissimo tempo osservando i miei pensieri e a riconoscere le mie errate percezioni. Do questi errori a Gesù e non cambia nulla nella mia esperienza o nella mia mente. Potrebbe essere che il Corso non sia stato inteso per essere applicato da tutti?

 

R: Ci sono pochissimi studenti che non abbiano avuto una qualche speranza che il loro diligente lavoro con Un corso in miracoli avrebbe in qualche modo portato al miglioramento della loro situazione nel mondo. E’ difficile non volere benessere, sia esso fisico, finanziario e ad altri livelli, e il Corso non ci chiede mai di rinunciarci o sentire che sia sbagliato perseguirlo. Ci dice semplicemente che non ci libereremo mai dalla vera causa della nostra infelicità e frustrazione in quel modo, perché il problema reale sta nella scelta della nostra mente di proiettare la colpa anziché guardarla senza giudizio. Sappiamo tutti troppo bene che per quanto possiamo sentirci sicuri in termini di condizioni esterne, quella sicurezza è sempre precaria; il nostro mondo oggi lo rende abbondantemente chiaro. Perciò Gesù ci mette in guardia: “Non cercare di sfuggire ai problemi qui. Il mondo è stato fatto in modo tale che i problemi non possano essere sfuggiti” (T.31.IV.2:5,6).

Parte di noi lo crede e parte di noi no. Da qui il nostro stato mentale in conflitto. Il nostro investimento nel credere che il corpo sia la nostra realtà diventa una dipendenza, e la nostra paura di impoverimento e inadeguatezza del corpo è pari alla paura che ha un drogato di essere senza la sua dose. Gesù ci spiega che la fonte di questo investimento è il ruolo del corpo nel proteggerci dalla devastazione che crediamo essere nelle nostre menti, perché ci accusiamo di aver gettato via la nostra interezza per via della nostra egoistica pretesa di avere un’esistenza individuale. “L’ego crede che la mente sia pericolosa, e che rendere senza mente sia guarire” (T.8.IX.6:3). Fintanto che ci identifichiamo con l’ego avremo disperatamente bisogno del corpo e, cosa ancora più importante, avremo bisogno di avere successo con il corpo così da non dover mai tornare all’inquietante caos nelle nostre menti. Questa è la ragione per cui entriamo nel panico quando le cose non vanno bene.

A questo riguardo, non riusciamo a sopportare a lungo il pensiero di essere come Dio ci ha creato, perché questo significa che non siamo corpi. Ma il corpo, di nuovo, con tutti i suoi bisogni e i suoi problemi, è quanto ci protegge da ciò che abbiamo paura di affrontare nelle nostre menti, così restiamo impigliati nel voler credere in ciò che il Corso afferma e tuttavia nel temere di andarci. Pertanto troviamo una via di compromesso tra la nostra devozione al Corso e la nostra devozione all’acquisire sicurezza e stabilità nel mondo. Questa strategia dell’ego poi ci lascia desolati e nella disperazione quando le cose non funzionano nel modo in cui pensiamo dovrebbero, e allora concludiamo che la nostra fede sia manchevole, o che lo Spirito Santo sia stato sordo di fronte alle nostre suppliche, o che la nostra peccaminosità sia semplicemente troppo grande, o che non ci siamo sacrificati abbastanza, ecc. Questo è esattamente dove l’ego vuole che noi andiamo a finire: a incolpare qualcosa o qualcuno per il nostro stato miserabile, perché non siamo più in contatto con la verità su noi stessi, il mondo, Gesù, questo corso, lo Spirito Santo e Dio.

Il problema è la paura, non una mancanza di fede o una credenza. Pertanto, cerca semplicemente di essere gentile e paziente come faresti con chiunque incontri e che abbia paura. Accetta dove sei nel tuo processo e chiedi a Gesù di aiutarti a guardare la fonte reale della tua crisi. E’ solo la nostra paura a far sembrare il Corso al di là della nostra capacità, perché – come sappiamo bene – la paura può distorcere la percezione e far sì che ci aggrappiamo a qualsiasi cosa prometta un sollievo immediato.

Questo corso ci chiede semplicemente di accettare la verità e di negare ciò che è falso. Di nuovo, la nostra paura ci fa complicare questo, perché la paura ci costringe ad erigere difese conto di essa e poi ci perdiamo nelle difese. Di fronte alla tentazione di credere che il Corso sia oltre le tue possibilità, ricorda le molte rassicurazioni di Gesù, di cui un esempio confortante è: “Non ti chiederei di fare cose che non puoi fare, ed è impossibile che io possa fare cose che tu non puoi fare. Considerato ciò, e consideratolo piuttosto alla lettera, niente può impedirti di fare esattamente ciò che chiedo, ed ogni cosa ti persuade a farlo. Non ti do alcun limite perché Dio non ne pone su di te” (T.8.IV.8:2,3,4).