Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1217 Perché ho paura della perdita del mio sé? Qual è la differenza tra il sé e il concetto di sé?

 

D # 1217: Anni fa, durante un periodo intenso di ricerca spirituale, ma prima della mia introduzione a Un corso in miracoli, ho avuto un sogno sbalorditivamente realistico nel quale stavo in piedi in un campo e guardavo un portale nero nel cielo che veniva tenuto aperto da due esseri che non riuscivo a vedere, mentre un terzo spirito invisibile mi sollecitava a passarvi attraverso per andare verso la bella luce che stava al di là. Ricordo di aver sperimentato assoluto terrore – una paura mortale – alla prospettiva di passare in qualche modo attraverso tutta quella oscurità da solo. Compresi che l’invito gentile ma fermo veniva da Gesù, il quale mi disse che altri vi erano passati prima, per incontrare una felicità indicibile, e potevo farlo anch’io, ma nessuno poteva farlo per me. La mia domanda è la seguente: il terrore che provavo al pensiero di passare in modo permanente attraverso quell’oscurità era collegato alla preoccupazione che la mia individualità venisse annichilita? Se è così, per favore spiegate il concetto di sé. Nella lezione 84 Gesù ci incoraggia a dire: “Non adorerò alcun idolo, né innalzerò il mio concetto di sé a sostituzione del mio Sé”. Il Corso insegna che nel mondo reale non abbiamo individualità come la pensiamo ora. Alla luce di ciò, per favore spiegate il concetto di Sé a cui Egli si riferisce in questa citazione.

 

R: Prima di tutto, la tua interpretazione del tuo sogno sembra piuttosto accurata, compresa la tua osservazione che la tua paura sia per la perdita del tuo sé individuale al pensiero di passare oltre le tenebre nella luce. Ai nostri ego piacerebbe che noi credessimo di aver davvero paura dell’oscurità: le nuvole apparentemente impenetrabili della colpa che abbiamo reso reale investendo nel pensiero di separazione come se fosse un peccato. Ma questo è il coperchio sopra la paura reale: la paura dell’unità.

Il sé con cui ci identifichiamo è il falso sé individuale che abbiamo fatto per noi stessi unendoci con l’illusorio ego, per dimostrare che la separazione è reale e che noi siamo limitati, minuscoli e vulnerabili. Il corpo serve abbastanza bene questo scopo. Ci sono di fatto molti strati di questo falso sé, come chiarisce la sezione “Il concetto del sé contrapposto al Sé” (T.31.V). Il nostro Sé, per come il Corso usa il concetto, è la nostra vera identità di Cristo, il santo Figlio di Dio, che resta uno con il Padre, intatto e inalterato da qualsiasi pensiero illusorio di separazione, peccato e colpa (L.pI.95.12,13; L.pI.201.1:3,4,5,6). Alla fine, persino parole e concetti come questi sono illusori, poiché restano all’interno di una struttura dualistica, ma puntano verso qualcosa che è al di là. Non c’è alcun Sé che possa essere definito separato da Dio, ma finché crediamo in un sé separato con tutti i suoi limitanti concetti di sé, il concetto di un Sé, che alla fine è al di là di ogni concetto, fornisce una utile correzione delle false credenze con cui ci siamo delimitati.

E così affermazioni nel Corso, come quella a cui fai riferimento della Lezione 84, sono intese per aiutarci a lasciar andare o disfare questi falsi concetti cosicché possano essere inizialmente sostituiti con concetti utili (percezione guarita), prima di lasciar andare tutti i concetti e “ritornare” alla nostra realtà di unità (conoscenza al di là di tutta la percezione).

Verso la fine di “Il concetto del sé contrapposto al Sé”, Gesù di fornisce un utile contrasto tra il falso sé che abbiamo fatto, con tutte le sue varie sfaccettature, e il nostro vero Sé, la sola creazione di Dio, al di là di tutti i concetti:

“Il concetto del sé è sempre stato la grande preoccupazione del mondo. … La salvezza può essere vista come nulla più che la liberazione dai concetti. … Non cercare il tuo Sé nei simboli. Lì non ci può essere alcun concetto che rappresenti ciò che sei. … E non percepirai che non puoi interagire che con te stesso. … Farai molti concetti del sé man mano che l'apprendimento procederà. Ciascuno mostrerà i cambiamenti nelle tue relazioni, via via che la tua percezione di te stesso verrà cambiata. Ci sarà della confusione ogni qualvolta ci sarà un cambiamento, ma sii grato del fatto che l'apprendimento del mondo sta allentando la sua presa sulla tua mente. E sii sicuro e felice nella fiducia che alla fine se ne andrà e lascerà la tua mente in pace. … Verrà un tempo in cui tutte le immagini saranno svanite, e vedrai che non sai cosa sei. È a questa mente non sigillata e aperta che la verità ritorna, non ostacolata e non limitata. Dove i concetti del sé sono stati messi da parte, la verità si rivela esattamente com'è. Non c'è affermazione che il mondo abbia più paura di udire di questa: Non so che cosa sono e quindi non so cosa sto facendo, dove sono, o come vedere il mondo o me stesso. Tuttavia in questo apprendimento nasce la salvezza. E Ciò Che sei [il Sé] ti parlerà di Sé” (T.31.V.14:1,3; 15:1,2,5; 16:1,2,3,4; 17:2,3,4,6,7,8,9).

Quando hai sperimentato te stesso come uno che ha l’opportunità di passare attraverso l’oscurità verso la luce, il tuo ego lo ha interpretato come il percorso di auto annichilimento, poiché cercava di persuaderti che questo sé è qualcosa. La paura che hai sperimentato è ciò a cui Gesù si riferisce quando dice “non c'è affermazione che il mondo abbia più paura di udire”. Finché continueremo a dare valore al piccolo falso sé che rifiuta, avremo paura di qualsiasi cosa che sia di quel sé. E così approcceremo anche il Corso con ambivalenza e paura, perché alla fine il suo scopo è insegnarci solo una cosa, che si riassume in una semplice affermazione che viene quasi alla fine del libro degli esercizi: “Che io non dimentichi che non sono nulla, ma che il mio Sé è tutto” (L.pII.358.1:7).