Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 236 Gli sforzi creativi sono una distrazione ed una perdita di tempo?

 

D # 236: Una delle cose che trovo più difficili da accettare di Un corso in miracoli è il suo evidente mancato riconoscimento degli “sforzi più elevati” dell’umanità, come incarnati in particolare nell’arte e nelle scienze. Chiaramente ciò che il Corso intende con nostre “creazioni” è qualcosa di interamente diverso dalla “creatività” in senso artistico o scientifico. L’ultima, sembrerebbe, non genera altro che l’illusione nell’illusione (ombre di Platone?), anziché orientare l’Uomo ad una realtà più bella ed elevata. Significa forse che artisti e scienziati dovrebbero piantarla lì e il resto di noi dovrebbe lasciar perdere i propri sforzi in quanto parte della grande distrazione dell’ego?

 

R: Sollevi una questione importante, che ha afflitto molti studenti ed osservatori di Un corso in miracoli. Da un lato è davvero possibile concentrarci sull’apprendimento e sulla pratica del perdono mentre mettiamo da parte per un po’ questa dimensione della teoria del Corso. Dall’altro questa tematica non può essere ignorata se si vuole ottenere una comprensione globale di ciò che il Corso dice sul mondo e su di noi.

Esaminare questa tematica alla luce dei due livelli in cui il Corso è scritto, insieme alla distinzione tra forma e contenuto, può esserti d’aiuto in ciò che ti preoccupa.

Sebbene sia vero che la “creatività” artistica e scientifica non genera altro che illusione all’interno dell’illusione, ciò non significa che “artisti e scienziati dovrebbero piantarla lì ed il resto di noi dovrebbe lasciar perdere i propri sforzi in quanto parte della grande distrazione dell’ego” – così come il fatto che il corpo sia una parte del piano egoico di attaccare Dio non significa che chirurghi, chiropratici, dentisti, fisioterapisti, ecc. debbano “piantarla lì”. Il Corso non sarebbe davvero quel corso pratico, amabile  e gentile che è se questo fosse ciò che sostiene.

Per prima cosa in tutto il Corso Gesù cerca di aiutarci a vedere le cose dal suo punto di vista, invitandoci a fare un passo fuori dal mondo intero per vederne le origini nel sistema di pensiero che manteniamo nella nostra mente e vedere a cosa abbiamo rinunciato in cambio della nostra esistenza individuale e separata, così da avere una base migliore per comprendere e valutare ciò che abbiamo. Egli ci esorta chiede in molti modi a riconoscere che non possiamo immaginare quanto sia minuscolo persino ciò che di meglio abbiamo in questo mondo se messo a confronto con la gloria che abbiamo rifiutato nella nostra scelta di preferire la separazione all’unità.

Gesù ci insegna sistematicamente che nulla in questo mondo, o di questo mondo, è di Dio, e pertanto non ha realtà. A questo livello di verità assoluta, che chiamiamo Livello Uno, ogni attività umana è futile e insignificante. La sola creatività genuina è in Cielo, nell’estensione dell’Amore infinito: “L’autentico dare è creazione. Estende ciò che è senza limiti all’illimitato, l’eternità a ciò che è senza tempo, e l’amore a se stesso. Si aggiunge a tutto ciò che è già completo… permettendo a ciò che non può contenere se stesso di raggiungere il proprio obiettivo di dar via tutto ciò che possiede, assicurandoselo per sempre” (L.pI1. 105.4:2,3,4,5).

Spostandoci dal Livello Uno del Corso al Livello Due – che è il livello di insegnamento in cui Gesù comunica con una struttura che è significativa per noi e che possiamo usare per incominciare a risalire la scala che la nostra scelta di essere separati ci ha fatto scendere (T.28.III.1:2) – egli ci dice che abbiamo una mente scissa e che quando abbiamo lasciato il Cielo (il che naturalmente è impossibile), abbiamo portato con noi il ricordo di tutto quello che ci siamo lasciati dietro, ma lo abbiamo sepolto molto al di sotto della nostra consapevolezza. Dal momento che è ancora lì nella nostra mente scissa, tuttavia, può essere evocato. Far pratica di Un corso in miracoli è un modo per riportare questo ricordo alla nostra consapevolezza. Di fatto, proprio ogni cosa può essere utilizzata con questo fine, compreso il lavoro di artisti e scienziati. Ma non è la forma ad essere decisiva, anche se la forma può essere il punto di partenza. Ciò che è rilevante è quello che la forma ci ricorda, in altre parole il suo contenuto. La perfezione del David di Michelangelo, per esempio, può trasportarci dal regno fisico all’astratta perfezione non fisica della creazione di Dio in Cielo. Tuttavia la stessa ispirazione può venire dal vedere un corpo distorto. Dipende completamente dal fatto che per prima cosa l’osservatore scelga  di spostarsi dalla mente sbagliata alla mente corretta, dall’identificazione con l’ego all’identificazione con il principio di Espiazione, secondo cui in realtà la separazione non è mai avvenuta.

Da un’altra angolazione, dal momento che la nostra mente è scissa non siamo totalmente folli; e così talvolta siamo motivati dal nostro altruismo, dalla nostra assenza di difese, e dalla nostra disponibilità a vedere i nostri interessi come condivisi con quelli di tutti gli altri. Così gli sforzi di scienziati o di dottori finalizzati ad alleviare il dolore e ridurre la miseria umana possono servire a ricordarci la nostra condizione priva di ego nella mente corretta: il riflesso della nostra pura innocenza e unità in quanto Cristo.

Gesù non scarterebbe mai i nostri sforzi considerandoli semplicemente insignificanti – sia che si tratti degli “sforzi più elevati” dell’umanità, o degli umili sforzi di un operatore ecologico per mantenere il quartiere gradevole alla vista. Gesù guarda soltanto allo scopo, che può trascendere l’essere incentrati su se stessi, o l’accrescimento del proprio prestigio personale, o essere solo limitato ad essi. Il valore delle nostre attività è associato solo con il loro scopo, che è sempre il risultato di una decisione presa nella nostra mente di vedere interessi separati o interessi condivisi. Noi quindi ci possiamo servire meglio reciprocamente se riportiamo alla memoria la verità e la bellezza perfetta della nostra identità immacolata in quanto Cristo, che è riflessa nella nostra mente corretta e di cui diamo testimonianza con la nostra disponibilità a vedere ogni persona uguale all’altra. Di nuovo: questo può avvenire tramite il lavoro di scienziati, poeti, artisti o di saldatori in una fabbrica. E’ sempre una questione di contenuto, non di forma.